Questione di cuore. Inteso come muscolo e sede dei sentimenti, dove batte forte e pulsa.
I cuori di Alberto e di Angelo hanno un piccolo intoppo nella stessa notte. Così c’è Angelo (Kim Rossi Stuart) un giovane carrozziere ed ex ragazzo di borgata, mentre nel letto accanto c’è Alberto (Antonio Albanese), sceneggiatore di successo, bravo e matto, rumoroso e squilibrato come un rinoceronte, anche un po’ veggente. “Mi sei passato aventi due volte” dice Albanese ancora convalescente in ospedale. E diventano amici in sala rianimazione, ridendo per il pericolo scampato.
Tornati entrambi alla vita quotidiana si separano per breve tempo e poi lo scrittore settentrionale (“Vego dal Nord. Lo senti come suona lontano?”) si trasferisce dal nuovo amico. Lui, che aveva amici famosi e importanti ritrova l’idea di famiglia che ha sempre evitato grazie ad Angelo. E continuano a ridere, vanno a correre insieme e cercano di distrarsi dal pensiero del cuore.
Per le dinamiche assurde che accadono solo nella vita vera, si crea una famiglia con due padri, con funzioni complementari: uno solido, che guadagna, evade, e l’altro che legge, scrive e sperpera, soldi e relazioni. Ma non c’è scontro, fra le loro visioni delle cose: solo un abbraccio comico e disperato. Il destino che li ha uniti gioca con le vite e con i cuori. Quando la testa diventa pesante di pensieri e preoccupazioni ci pensa il cuore, con la sua questione perpetua, un battito dopo l’altro.
Alcuni camei di tutto rispetto, come Carlo Verdone ipocondriaco come nella vita e Paolo Villaggio, completano il quadro di questa storia commovente e delicata. Silenziosa e ritmata come il ritmo delle pulsazioni.
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